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Cybercrime, torna in Italia la campagna SMISHING del Servizio Tecnico

La Polizia di Stato: Nuova campagna di SMISHING (SMS phishing) in Italia con le truffe dei servizi assistenza via WhatsApp. Un sedicente Servizio tecnico contatta gli utenti chiedendo copia dei documenti. ATTENZIONE è tutto falso, è una truffa

Nuova campagna di SMISHING (SMS phishing) in Italia con le truffe dei servizi assistenza via WhatsApp. Gli esperti di cyber security della Polizia di Stato avvisano che diversi utenti, i quali si sono rivolti al servizio assistenza del proprio operatore telefonico per segnalare guasti sulla rete fissa, sono stati contattati sul messenger da un fantomatico “reparto Tecnico”. Questo, al fine di sollecitare l’intervento di personale specializzato, richiedeva con varie scuse copia dei propri documenti di riconoscimento e, in alcuni casi, anche di un secondo documento d’identità. Si tratta di una frode, in quanto nessun operatore telefonico richiede mai copie di documenti per interventi di assistenza né tantomeno utilizzano Whatsapp per comunicare con la propria clientela. In alcuni casi invece, i truffatori informano gli utenti di inesistenti rincari della loro tariffa telefonica invitandoli a passare ad altro operatore telefonico. Nel dubbio è opportuno sincerarsi attraverso il call center dedicato all’assistenza.

Gli esperti di cyber security: Non è la prima volta che l’Italia è presa di mira da campagne SMISHING di questo tipo. L’obiettivo del cybercrime è sempre rubare dati sensibili alle vittime, da utilizzare successivamente

Una campagna di SMISHING analoga aveva già colpito in Italia a marzo di quest’anno. L’esca in quel caso era Vodafone e l’obiettivo del cybercrime, come le azioni in corso, era rubare dati personali agli utenti. Gli esperti di cyber security avevano denunciato che un sedicente “reparto tecnico” della compagnia contatta i clienti con  la scusa della certificazione del buon funzionamento della linea telefonica o della possibilità di aumento della tariffa del piano telefonico,. A proposito si richiedeva copia dei documenti di riconoscimento e, in alcuni casi, anche del passaporto e del codice fiscale. Ovviamente era tutto falso. Tanto che Vodafone Italia, anche a tutela della propria clientela, aveva presentato denuncia all’Autorità giudiziaria. 

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